L’iniziativa contro i commerci bellici, che verrà votata il 29 novembre, gode di un ampio sostegno nella società civile. Più di 40 organizzazioni sostengono il sì all’iniziativa. L’iniziativa vuole fermare il finanziamento della produzione di materiale bellico e sta raccogliendo sostegno anche negli ambienti ecclesiastici.  

L’iniziativa lanciata dal GSsE e dai Giovani Verdi è stata sostenuta sin dall’inizio della raccolta firme da varie organizzazioni. Nelle ultime settimane, questa alleanza è ancora cresciuta: il divieto di finanziare i produttori di materiale bellico muove le persone. Jürg Liechti-Möri, pastore e presidente della comunità ecclesiastica evangelica riformata, pensa che come cristiani non si possa proclamare la pace e allo stesso tempo tollerare che il denaro della propria casse pensione venga investito nel commercio bellico: “Il nostro denaro dovrebbe servire la pace, non la guerra!”.

In caso di accettazione dell’iniziativa, gli istituti finanziari come la Banca nazionale svizzera o le casse pensioni non potranno più investire in aziende produttrici di materiale bellico. “Non finanziando i produttori, si impedisce la produzione di armi e di conseguenza il loro uso in guerra. L’iniziativa contro i commerci bellici è un passo importante verso una comunità globale pacifica”, afferma Felix Gnehm di Solidar Suisse. Sylvia Valentin di terres des hommes svizzera aggiunge: “Due delle più importanti cause di migrazione sono la guerra e la violenza. Il ruolo dei produttori di armi viene spesso trascurato. Con l’iniziativa contro i commerci bellici, la Svizzera non finanzierà più la produzione di armi che causano queste migrazioni.”

Nonostante stia per entrare in vigore un trattato contro la prolificazione delle armi nucleari, gli istituti finanziari svizzeri continuano a investire nella produzione di armi nucleari. Annette Willi dell’ICAN, che ha lanciato questo trattato, non ne capisce le ragioni: “Le armi nucleari hanno un solo obbiettivo: causare quanta più sofferenza e morte possibile. Che il denaro delle nostre casse pensioni venga utilizzato per la produzione di queste armi è inaccettabile e deve cambiare immediatamente.”

I proponenti dell’iniziativa guardano con fiducia alla rimanente campagna elettorale. Ogni settimana si aggiungono nuove organizzazioni all’alleanza: l’iniziativa ha toccato un tasto dolente riguardante il business delle armi.