Purtroppo, l’iniziativa contro i commerci bellici non è stata accettata oggi. Il risultato ottenuto è comunque un successo. Con l’iniziativa si è inoltre riusciti a smascherare l’attività bellica della Banca nazionale svizzera e delle casse pensioni. 

I promotori dell’iniziativa contro i commerci bellici hanno lanciato la fase di raccolta firme nella primavera del 2017 con un’azione spettacolare. L’attivista di lunga data del GSsE Louise Schneider ha sprayato sul muro di costruzione davanti alla Banca nazionale svizzera: “Geld für Waffen tötet” („Denaro in cambio di armi uccide“). Ancora più spettacolare sarebbe stata l’accettazione dell’iniziativa, con cui la Svizzera avrebbe così vietato gli investimenti degli istituti finanziari nei produttori di materiale bellico. Tuttavia, l’ottimo risultato di un’iniziativa popolare del GSsE e delle Giovani Verdi dimostra che c’è bisogno di agire. In concreto, il comitato di iniziativa chiede:

  1. il divieto assoluto di finanziamento diretto e indiretto delle imprese che producono materiale bellico vietato (ad es. munizioni a grappolo, mine antiuomo, armi chimiche, biologiche e nucleari);
  2. l’immediata ratifica da parte della Svizzera del Trattato per la proibizione delle armi nucleari;
  3. controlli seri e regolari da parte della SECO sul finanziamento di materiale bellico vietato.

La segretaria del GSsE Laura Riget trae una conclusione positiva: „Durante la campagna di votazione siamo stati in grado di esporre ad un vasto pubblico la sanguinosa attività della BNS e delle casse pensioni. Il fatto che l’iniziativa sia stata accettata dalle donne e dai giovani è un chiaro monito per le imprese di armamenti del mondo: il loro tempo è scaduto. Il mondo è sempre più plasmato da una generazione giovane e femminista che continuerà a lottare anche in futuro contro gli investimenti in materiale bellico e ogni forma di militarizzazione“.

La campagna contraria ha attirato più volte l’attenzione durante la campagna con segnalazioni di dati e cifre errate. Così, fino alla fine, non sono stati in grado di spiegare come sono arrivati al loro numero troppo elevato di PMI colpite. Anche il contenuto dell’iniziativa è stato ripetutamente travisato, ad esempio, i beni a duplice uso sono stati confusi con il materiale bellico nel video di spiegazione ufficiale della Confederazione.

Giulia Petralli, co-coordinatrice delle Giovani Verdi Ticino, afferma: „Abbiamo chiaramente vinto il dibattito morale. Anche i contrari lo sapevano fin dall’inizio: non hanno nemmeno tentato di entrare nel merito dell’iniziativa. Vediamo il risultato di oggi come un rafforzamento della nostra lotta per un mondo più pacifico. Finché ci sarà materiale bellico finanziato dalle istituzioni finanziarie svizzere, continueremo a impegnarci per contrastare ciò“.